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In questo libro sono riportate ampie biografie dei Sindaci che hanno amministrato la città dal 1945 al 1976, negli anni che, passata la dura fase della ricostruzione, videro una fase di continua espansione economica. Da queste biografie, oltre a conoscere le vicende personali e la carriera professionale e amministrativa di ciascun Sindaco si può ricostruire l’evoluzione politica, sociale, urbanistica e produttiva di Imola, in quel trentennio che ha cambiato radicalmente l’aspetto del territorio, la vita e la cultura degli abitanti.
I mutamenti nel territorio imolese in quel periodo sono stati veramente radicali. Fu necessario superare le necessità impellenti della sopravvivenza quotidiana dopo un conflitto che aveva portato devastazioni in ogni settore produttivo, dalle poche industrie alle attività artigianali, fino all’agricoltura, che accusò, specialmente nella bassa pianura, gravi danni durante il passaggio del fronte durante la primavera del 1945; bisognava, inoltre, ricostituire un tessuto politico e sociale indebolito da un ventennio di dittatura fascista prima e dalle lacerazioni della guerra poi. Questo fu il compito del primo Sindaco provvisorio nominato all’indomani della Liberazione, Giulio Miceti, già sindaco nel 1921 ed esautorato da un commissario governativo.
Il lavoro di Miceti fu proseguito dal primo Sindaco eletto nel marzo 1946, Amedeo Tabanelli; oltre all’opera di ricostruzione bisognava dare nuove prospettive di crescita per la città, durante il suo mandato si posero le basi per la costruzione dell’Autodromo, si lavorò per potenziare le risorse della scuola dell’obbligo e le strutture sanitarie. La città, nella quale le ferite più profonde della guerra cominciavano a essere sanate, cominciò ad ampliarsi al di fuori della cerchia muraria, sia nel comparto residenziale che in quello produttivo.
Dopo poco meno di tre anni di mandato, alla fine del 1948, il Sindaco Tabanelli si dimette per problemi di salute (morirà nel settembre 1952), e gli succede Veraldo Vespignani, che fu il Sindaco dei grandi lavori che sancirono il passaggio dalla fase della ricostruzione a quella della crescita e fu affettuosamente chiamato “séndich bigulò” (Sindaco catrame) dai suoi concittadini, per il vasto programma di asfaltatura di strade cittadine e, soprattutto, del forese. Si ricordano anche i vasti interventi di sanificazione delle case dei ceti più poveri (la “lotta contro i tuguri”), l’adozione, tra i primi in Italia, di un Piano regolatore generale, l’inaugurazione dell’Autodromo e della nuova Scuola all’aperto voluta da Tabanelli.
Amedeo Ruggi divenne Sindaco alla fine del 1962, quando Vespignani si candidò per le elezioni politiche del 1963. Uomo di grande cultura, partecipò attivamente alla Resistenza e ricoprì varie cariche dirigenziali nel dopoguerra, tra le quali il comando dei vigili urbani, che tenne fino al 1951; contemporaneamente si dedicò all’attività politica e dal 1951 fu consigliere comunale, poi assessore, fino alla nomina a Sindaco. Durante il suo mandato, terminato prematuramente il 31 ottobre 1971, fu adottata la prima Variante generale a Prg e furono costruite importanti strutture sportive, come il palazzo dello sport che oggi porta il suo nome e la piscina comunale adiacente, che non vide terminata; le istituzioni culturali furono potenziate, si rinnovò una parte del Museo civico, fu restaurata la Rocca sforzesca e si riattivò il teatro comunale. Anche il settore scolastico ebbe un forte incremento, si costruì la nuova scuola media Valsalva e due nuovi istituti superiori, il liceo scientifico e l’istituto tecnico commerciale. Va detto che fino a pochi anni prima Imola non aveva istituti superiori autonomi, ma sezioni distaccate di istituti forlivesi (il tecnico industriale) o bolognesi (il tecnico commerciale).
La morte improvvisa di Amedeo Ruggi portò all’elezione a Sindaco di Enrico Gualandi, che si adoperò per creare le condizioni per un forte sviluppo delle attività produttive e per realizzare le infrastrutture necessarie; contemporaneamente la sua amministrazione dotò la città di servizi sociali e per l’infanzia all’avanguardia, si avviò l’esperienza degli asili nido comunali. La popolazione residente conobbe un rapido incremento e fu necessario progettare ex-novo un quartiere residenziale a sud della città, la Pedagna, poiché ormai si stavano esaurendo le potenzialità del quartiere Zolino, iniziato a costruire alla fine degli anni Sessanta lungo la via Emilia in direzione di Bologna. Gualandi si dimise nel 1976, per candidarsi alle elezioni politiche.
Il libro è completato da numerose testimonianze di personaggi imolesi che, a vario titolo, hanno conosciuto i protagonisti di queste pagine e da un ampio repertorio di immagini e documenti.
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