Remigio e Gisella

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La cosiddetta “tratta delle meridionali” ha origine verso la fine del XIX secolo, quando molte ragazze del meridione venivano inviate all’estero per essere avviate, nella maggior parte dei casi, alla prostituzione. L’origine di questo fenomeno era la grande povertà in cui erano cadute molte famiglie delle campagne meridionali.

Il fil rouge di questo libro rimanda a un costume analogo, ma di portata meno devastante, che ebbe ampia diffusione negli anni Cinquanta e Sessanta del XX secolo. Molti uomini delle nostre terre, che non riuscivano a trovare una moglie, ricorrevano ad alcuni procacciatori che intascavano provvigioni per ogni “contatto” che portasse a esiti positivi. Ad alimentare il mercato c’erano ragazze meridionali che vivevano in povertà assieme alle loro famiglie e non avevano alcuna prospettiva per il futuro, se non quella di una vita stentata, priva di diritti e di dignità.

Remigio, debole e malato, si trova a vivere, nel suo paese tra campagne e collina, una situazione di questo genere, ma l’esito della vicenda non è scontato e i protagonisti della storia, pur con i limiti intrinseci a ciascun personaggio, mostrano una profonda dignità che solleva questa storia dalla meschinità e la rende esemplare. L’originalità del romanzo poggia anche sul fatto che la figura di Gisella, la protagonista femminile della narrazione, viene tratteggiata dall’autore come il principale motore del ripensamento etico di una famiglia e di una comunità della nostra terra.

 

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brossura e copertina con bandelle