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COD: 978 - 88 - 6942 - 001 - 6 Categoria:

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Il dialetto, il vernacolo, è adatto a esprimere concetti astratti, può servire in modo degno per ragionare di etica, di spiritualità, di questioni che appartengono alla contemporaneità?
O, forse, in forza della sua ricchezza di lessico per descrivere il mondo materiale e di una sorta di esuberanza espressiva tipica della cultura romagnola, i temi cosiddetti alti non possono essere trattati?

Nei versi che Roberto Ramoscelli ci propone in questo suo nuovo lavoro si dimostra che il dialetto «quasi» romagnolo da lui adoperato è in grado di affrontare temi di qualsiasi genere, dai più tradizionali per la poesia in vernacolo ai più speculativi, che la formazione filosofica di Ramoscelli permette di esporre in modo originale e convincente.
Si badi bene che molte raccolte di versi in vernacolo racchiudono «perle di saggezza», patrimonio della cultura popolare o presenti in essa per osmosi da ambienti più «accademici», metafore e parabole, a volte permeate di amarezza, che descrivono condizioni dello spirito, o taluni aspetti delle relazioni umane o dell’uomo con la natura, per mezzo di paragoni presi a prestito dai casi comuni della vita quotidiana o del mondo animale, secondo un canovaccio già collaudato all’epoca di Esopo e di Fedro.

Ramoscelli, invece, va oltre, decide che l’uomo che pensa, che costruisce delle ipotesi con l’uso della propria mente, può comunicare agli altri il risultato del suo lavoro intellettuale non necessariamente in italiano, ma può scegliere, se lo vuole, l’uso del vernacolo.

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brossura – copertina con bandelle

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